Suor Renata Colombo
Suor Renata Colombo ci ha lasciate il giorno 7 agosto 2019, dopo una vita dedicata agli anziani, ai malati.
Suor Renata è stata per la nostra comunità un dono, una testimone della misericordia, una sorella amica e affabile con tutti. Durante il suo funerale il Parroco ha riassunto la vita di Suor Renata con una sola parola, che ne sottintende tante: “suor Renata era servizio”.
Condividiamo e ringraziamo i suoi parenti, per averci concesso di riportare la testimonianza di come era la loro la zia.
Storia della Zia
Agnese Colombo (suor Renata) nasce nella cascina Abitacola di Agrate Brianza il 14 febbraio 1927, secondogenita di Gaetano e Francesca Verderio.
Giornata simbolica, quella della nascita di Agnese: è il giorno di San Valentino, il santo che "mantiene il valore", che persevera nella santità, il "valoroso soldato" che protegge e diffonde l'Amore.
Ed è dell'Amore che vogliamo iniziare a parlare, il sentimento che riempie profondamente di sé l'esistenza di ognuno di noi.
L'Amore infatti è il sentimento che con le espressioni ed i modi più diversi ci unisce ai genitori, ai parenti, agli amici, al nostro innamorato/a, ai nostri figli, un sentimento da alimentare, curare, proteggere, pena la serenità e la felicità nostra e di coloro con i quali dividiamo la vita.
Il valore dell'Amore ha sempre agito nella vita di Agnese.
Nella prima metà degli anni '30 la sua famiglia contadina si arricchisce di ben quattro figli maschi: Silvio, Luigi, Mario e Riccardo. Elisabetta ed Annamaria arriveranno a completare la squadra alle soglie della Seconda Grande Guerra.
Le due sorelle maggiori, Rina e Agnese, sono investite di grandi responsabilità, e, anche se poco più che bambine, collaborano attivamente alla vita famigliare aiutando la mamma ad accudire i piccoli fratelli, imparando con il tempo a fare di tutto senza mai rinunciare alla preghiera e alle funzioni religiose in Chiesa Parrocchiale.
Sarà proprio il respiro di questa Fede vera e vissuta a portare le due sorelle alla scelta della vita consacrata.
La zia spesso ci ricorda come era la loro quotidianità, così lontana dal nostro moderno stile di vita:
Si girava scalzi sei mesi l'anno e si mangiava tanto pane, vecchio anche di giorni, senza bisogno di cure dimagranti. I prodotti alimentari non avevano la scadenza, e il poco che c'era si mangiava subito. Dove si mettevano i rifiuti? O ai maiali o nel fuoco.
Non si chiudevano le porte a chiave e non c'erano elettrodomestici: per il bucato le donne usavano sapone, cenere e tanto sudore. I pantaloni e le maglie con le pezze erano una necessità, non una moda.
Pochissimi avevano il bagno o la doccia, ma c'era la bacinella per tutti, o il Villoresi in estate, e l'acqua si beveva direttamente dal pozzo.
Non c'erano i CD, la televisione, i cellulari, ma si cantava molto più di adesso.
Pochi giocattoli venivano regalati, ma ci si divertiva in cortile e in stalla con le cose più semplici
Si parlava solo il dialetto, ma ci si intendeva benissimo.
Anche se i soldi mancavano sempre e ce n'erano troppo pochi per poterne chiedere a prestito con qualche speranza, all'inizio degli anni 50 il papà Gaetano, sostenuto dal tipico spirito imprenditoriale brianzolo, coinvolge i figli maschi nel suo progetto e si decide al grande passo: l'acquisto della proprietà nel centro di Agrate, la fondazione della falegnameria, l'inizio della costruzione della casa per i figli e i numerosi nipoti che cominceranno presto ad arrivare.
Agnese non raccoglie questo richiamo, perché l'Amore ha in serbo per lei altri progetti: consegue il diploma di infermiera ed inizia il cammino di noviziato nell’Istituto delle Figlie di Gesù Buon Pastore di Piacenza. Con la Professione Perpetua riceve il nome di suor Renata.
Nei primi anni della sua vita religiosa si dedica alla missione educativa nell'istituto di Codogno. Sono anni duri, di confronto diretto con la sofferenza e la malattia, che però fanno emergere la particolare forza d'animo di suor Renata, a dispetto del suo gracile aspetto fisico.
Negli anni 80 è chiamata ad una nuova destinazione e missione: Mendrisio, presso la Casa di Riposo "La Quiete", rivelando la sua predisposizione e dedizione a tale opera.
Per noi nipoti la visita alla zia Suora era un'occasione dal sapore internazionale: il passaggio alla Dogana, lo sguardo indagatore della polizia, il controllo delle carte d'identità, l'aria pulita della Svizzera.
Bastava parcheggiare l'auto girando attorno alla grande aiuola dell'elegante piazzale oltre la salita per vederla apparire sorridente e leggera nel suo abito bianco coperto dall'inseparabile golfino color panna.
Iniziava così la piacevole routine del saluto alla Superiora, poi la visita ai suoi "ospiti", sempre ricoperti di cure e attenzioni, il caffè nel salottino perlinato in legno, il sorriso del cuoco Luigino, sempre pronto alla battuta, e le tavolette di cioccolato impacchettate con cura e pensate per ognuna delle famiglie a casa...
A metà degli anni 90 suor Renata è chiamata a proseguire la sua dedizione in un'altra opera: "Villa Rossana" a Levanto. Il fine specifico della casa è, secondo il carisma della congregazione, quello di dare ristoro spirituale e fisico a diverse categorie di persone. Ma abituata a convivere con le sofferenze più intime di malati e anziani, Suor Renata considera questa sua esperienza una parentesi quasi mondana, e cerca di tornare al più presto in una dimensione più consona al suo essere d'aiuto ai bisognosi.
Giunta nella casa madre di Cremona, suor Renata continua la sua attività di sostegno agli anziani; non ha mai dimenticato gli anni vissuti con i “suoi” ospiti; ne parla spesso, ricordando i nomi di tutti e rievocando le piccole conquiste raggiunte.
La sua ordinata cameretta bianca si è nel frattempo svuotata di ogni oggetto superfluo ma si è riempita delle fotografie di tutti i suoi cari che via via sono venuti a mancare.
Nel giorno del suo 90° compleanno, a testimoniare l’affetto e la gratitudine per tutto l'Amore ricevuto, i suoi famigliari, ormai genitori, zii e nonni, e i tanti pronipoti, e hanno fatto visita a Cremona, regalandole la gioia di ricordi ed emozioni di una storia vissuta e costruita insieme.
L'Amore non va mai lasciato sottinteso, e la nostra zia suor Renata lo ha comunicato, espresso con gesti, parole, espressioni d'affetto, di passione, di dedizione, sorrisi e carezze.
E' un Amore fecondo che, fin da quel lontano 14 febbraio 1927, ha davvero prodotto un nuovo modo di vivere e ha contribuito a dare un senso nuovo alle vite di tutti noi che ne siamo stati toccati.